Di Marco Krieziu- Direttore Commerciale& Marketing 20energy

Mai, come nell’ultimo periodo, il tema delle soluzioni per l’energia, alternative al fossile, è attuale, sentito e monitorato. Il mercato è in grande fermento, anche e soprattutto in ragione della necessaria transizione energetica che tutti i paesi del mondo stanno approcciando. I problemi, per ciò che riguarda le soluzioni di riferimento, quelle già mature per il mercato come Eolico e Fotovoltaico, sono sempre le stesse: costo della soluzione, costo della manutenzione, invasività delle soluzioni, superfici erose, necessità di grandi spazi.

Proviamo a fare una rapida analisi e comparazione. Nonostante il nostro Paese sia uno dei principali produttori di energia del vento a livello europeo, da diversi anni il ritmo delle nuove installazioni fatica a conoscere una accelerazione significativa. In particolare, i progetti di eolico offshore, di cui si parla da tantissimi anni, sono ancora sostanzialmente al palo, tra sindrome Nimby e mancate autorizzazioni. Senza dimenticare che tutti i documenti strategici di sviluppo delle energie rinnovabili in Italia sembrano privilegiare decisamente il ruolo del fotovoltaico rispetto a quello dell’eolico. L’Italia è il quinto paese in Europa in termini di capacità eolica installata, con complessivi 10.758 MW di impianti installati nel 2019, tutti quanti on shore. Al momento, invece, non è in funzione neppure 1 MW di installazioni offshore, ossia sul mare. Un’altra peculiarità tutta italiana è che la stragrande maggioranza degli impianti eolici (oltre il 90%) sono nel Sud e nelle isole, per la maggiore disponibilità in queste regioni di siti adeguatamente ventosi. Inoltre, buona parte di questi 10 GW sono stati installati all’inizio dello scorso decennio, quando l’eolico poteva contare su un sistema di incentivazione abbastanza generoso, che ha permesso la realizzazione di buona parte dell’attuale capacità.

Negli anni successivi, invece, il ritmo di installazioni si è assestato intorno ad alcune centinaia di MW anno, trend che non è stato accelerato neppure con il Decreto Fer 1.  Il 2020, però, è stato un anno piuttosto negativo: innanzitutto il lockdown ha comportato un evidente rallentamento nella realizzazione di nuovi impianti. Inoltre, la discesa della domanda nazionale di elettricità ha spinto spesso e volentieri il gestore di rete ha mettere in standby gli impianti eolici, per evitare sovrapproduzioni elettriche a livello locale. Il risultato finale è che, secondo le stime di Terna, la loro produzione è diminuita del -7,4% rispetto al 2019.

Occorrerebbe quindi garantire l’installazione di nuovi impianti anche su aree non ancora sfruttate. Un problema non da poco in un Paese popolato e antropizzato come l’Italia, dove l’energia eolica è ancora vista spesso e volentieri come una minaccia al paesaggio e all’ecosistema naturale (senza valutare il suo apporto in termini di riduzione delle emissioni di CO2).

Il DL Semplificazioni del 2020 ha introdotto strumenti come il censimento e la classificazione dei suoli per l’individuazione delle nuove aree idonee per gli impianti da energia eolica, che sono però sono stati bocciati dalle associazioni di categoria perché la loro approvazione rischia di richiedere diversi anni prima della loro attuazione, vanificando il raggiungimento dei target nei tempi prestabiliti.

In secondo luogo c’è il tema degli incentivi: le aste previste dal Decreto Fer 1 sono considerate in maniera unanime un flop, dal momento che buona parte dei contingenti previsti per l’eolico non sono stati assegnati, per l’assenza di domande da parte degli operatori. Per raggiungere gli obiettivi al 2030, dunque, serviranno con tutta probabilità degli incentivi di tipo diverso, probabilmente più semplici e accattivanti rispetto a quelli attuali.

Anche perché, non bisogna nasconderlo, l’energia eolica italiana vive e vivrà sempre più una competizione con un’altra fonte rinnovabile, il solare fotovoltaico. Quest’ultimo è infatti chiamato a raggiungere obiettivi ancora più ambiziosi (50,900 MW entro il 2030, dunque quasi 30.000 MW in più rispetto a oggi), ma può godere di una versatilità (leggi installazioni domestiche) e, soprattutto, di un’accettabilità sociale che l’eolico ancora non possiede. Dunque gli investitori e gli operatori rinnovabili, dovendo scegliere quali progetti realizzare, potrebbero decidere di puntare le proprie fiches sul solare, rallentando lo sviluppo dell’eolico italiano. In positivo, il settore potrebbe essere spinto dalla spinta all’elettrificazione dei consumi energetici nazionali, nonché dalla costruzione di una filiera nazionale delle turbine, che costituisce uno degli obiettivi del piano nazionale per il Recovery Fund.

Ma anche sul fronte del Fotovoltaico, non sono tutte rose e fiori.

Il problema più discusso è quello relativo all’utilizzo di campi agricoli che vengono completamente coperti da pannellature fotovoltaiche.Altra problematica è poi derivante dallo smaltimento dei pannelli di vecchia generazione, che sono altamente inquinanti.Solo a titolo esemplificativo, in Veneto, ma anche in altre regioni, preoccupa lo sviluppo degli impianti fotovoltaici a terra.

Nella regione, si sono persi 785 ettari di aree agricole.

Sono ben 227.362 gli ettari urbanizzati a livello regionale.

Tra le province che hanno sottratto terreno all’agricoltura spicca Verona con 253 ettari, seguita da Treviso con 182, Venezia con 140 e Padova con 97, ma Vicenza non è affatto da meno, infatti si attesta a 74 ettari di suolo sottratto alle coltivazioni.

E poi arriva LYBRA!

Vogliamo concorrere a migliorare il futuro e, per questo, abbiamo inventato LYBRA, un rallentatore stradale che trasforma un problema, il traffico, in una risorsa, trasformando l’energia cinetica del passaggio dei veicoli sul sistema, in energia elettrica.

LYBRA non è invasiva, un singolo impianto copre 15 Mq. al suolo e viene installata a filo asfalto, non è un dosso, ma mitiga la velocità dei veicoli alla stessa stregua di un dosso.

LYBRA riduce quindi la velocità dei veicoli che transitano su di essa per l’attrito degli pneumatici sulla gomma vulcanizzata della sua superficie e, grazie a questo, il veicolo ha anche un minor utilizzo del freno rilasciando quindi meno polverino nell’aria e contribuendo così alla minor immissione di Co2 nella stessa.

Ogni volta che un veicolo decelera da 50 Km/h a 20 Km/h, disperde circa 20 Wh di energia nell’aria; moltiplicando questo valore per il traffico medio di una rotatoria od un incrocio di una grande/media città, abbiamo una dispersione NELL’AMBIENTE, di più di 500.000 kWh.

Noi non necessitiamo di irraggiamento, né di vento per funzionare, intercettiamo il problema del traffico e lo trasformiamo in una risorsa: l’energia elettrica.

LYBRA è un assorbitore di velocità che accede ad una nuova fonte energetica e rende SMART GREEN ogni tipo di strada.

LYBRA produce sempre: giorno, notte, estate o inverno, 24h su 24 e non ha cali di prestazione per almeno 20 anni.

LYBRA è l’unica soluzione sul mercato che genera vantaggi in tre aree: ENERGIA, AMBIENTE, SICUREZZA STRADALE.

Siamo adatti ad ogni contesto viario laddove ci sia la necessità di decelerare i veicoli in transito.

LYBRA, è in grado di fornire un mezzo per la sicurezza stradale che genera energia elettrica, assorbendo l’energia cinetica ed il calore dissipati e sprecati dai veicoli di passaggio sul sistema.

Contemporaneamente, mitiga significativamente l’immissione di Co2 nell’aria e, producendo energia da fonte alternativa e non fossile, la sua stessa produzione determina un significativo risparmi di Co2.

Forniamo energia pulita ed economica, miglioriamo la qualità della sicurezza stradale, occupiamo pochissimo spazio pubblico, non deturpiamo l’ambiente visivo, ci sono possibili vantaggi sul credito d’imposta che potranno arrivare fino al 50% del prezzo di acquisto, ci ripaghiamo in pochi anni, abbiamo bisogno di poca manutenzione………..e molto altro!